Oggi, grazie alla Fondazione Mario Tobino, alla Regione Toscana, alla ASL lucchese, alla Provincia e al Comune di Lucca, al Comune di Viareggio, alla Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca e alla Fondazione Banca del Monte, è possibile visitare, accompagnati da una guida, l’ex Ospedale Psichiatrico di Maggiano, in località Maggiano, provincia di Lucca.
Il percorso si snoda attraverso il Chiostro del pozzo, il Chiostro della Divisione Femminile e quello della Divisione Maschile. La visita include anche un affascinante viaggio a ritroso nel tempo, in ricordo di Mario Tobino, scrittore e psichiatra italiano di origine viareggina, che dirigerà lo “‘spedale de’ pazzi” per oltre un trentennio, abitando proprio in quelle mura antiche.
E’ possibile visitare le due “stanzette” (camera e studio) dove il medico scrittore abitava e percorrere l’itinerario espositivo denominato “Stanze con vista sull’umanità“, con ricche testimonianze della vita dei pazienti e del personale che ha prestato servizio nell’ex ospedale di Maggiano.
La mia visita, le mie impressioni
Di seguito vi racconterò la “mia” visita. Sottolineo “mia” perchè quando vai in certi posti, secondo me, non sai mai dove i pensieri e le emozioni ti possono portare. Sei lì, in un complesso architettonico imponente, che pare un vecchio gigante adagiato in mezzo alle colline di Santa Maria a Colle, nei pressi di Maggiano.
Sei curiosa ma al tempo stesso, anche rispettosa, perchè sai di essere in un luogo per certi versi “sacro”. Sai che lì, ci hanno vissuto i matti. Ti spiegano che uomini, donne e bambini venivano accompagnati dai familiari che non riuscivano a prendersi cura di loro. Allora anche una semplice forma depressiva veniva considerata “pazzia”.
Lì non si curava niente. Quello era un posto per matti e in mezzo ai matti avresti vissuto per il resto della vita.
Proseguendo nella lettura dell’articolo, troverete via via delle fotografie che ho scattato durante la mia visita. Ho scelto di non commentarle, questo per far si che possiate respirare l’aria di queste mura, come è successo a me. Per far si che anche voi, possiate come me, emozionarvi ma soprattutto riflettere. Questo amici, è un viaggio importante. E’ un viaggio nell’animo umano.
La visita guidata
Un viale costeggiato di platani conduce all’edificio. Le mura che circondano il complesso risalgono a tanti secoli fa. Ogni cosa porta i segni dei vandali che nel corso degli anni hanno depredato la struttura e del tempo che inesorabile, è trascorso senza troppe domande né risposte.
Oggi la struttura è stata ripulita e riordinata il più possibile. Alcune porte e finestre sono state serrate per impedire ulteriori visite inaspettate. Qui c’è silenzio, prima di tutto. E poi ci sono alberi, piante e corridoi scalcinati. Qualche vetro rotto, ombre e riflessi d’argento e vecchie insegne che indicano l’ufficio del Direttore, del Segretario, della Portineria. Poi c’è il tempo che è passato e centinaia e centinaia di voci di uomini, donne e bambini che si sono infilate dentro queste mura, lungo le fessure delle pareti e ti pungono alla gola, prima di volare libere nell’aria.
“L’ospedale ha ancora voci, ombre, anfratti, freschi angoli del convento. Per giungere al reparto numero 2 vi sono gradini ripidi, color tabacco friato, incassati tra due muraglie, come conducessero alla clausura”.
(Tratto dal libro “Per le antiche Scale”, di Mario Tobino)
Se ti fermi a pensare, ad ascoltare, tutto appare all’improvviso così forte, da toglierti il fiato. Il destino di centinaia e centinaia di persone si è incrociato con questo luogo, fatto di memoria e desolazione.
C’è la sezione femminile a sinistra e quella maschile a destra, un susseguirsi di porte, corridoi, sedie appoggiate alle pareti e poi c’è una piccola chiesa. Al suo interno è possibile ammirare alcuni resti del fonte battesimale e l’altare minore.
C’è la cucina, un’ampia stanza circolare con il soffitto di vetro a volta da cui riceve la luce. Ancora sono visibili gli enormi pentoloni fissati al pavimento con cui un tempo si cucinavano i pasti per i pazienti.
C’è la sala delle radiografie e la stanza della creatività. La guida ci spiega che molti pazienti disegnavano con il carboncino, altri incidevano dei segni nelle pietre. C’era chi dipingeva, chi faceva piccole sculture, chi lavorava il legno.
“Non voglio parlare dei matti violenti contro se stessi o contro gli altri. Io vecchio medico di manicomio ho una speciale tenerezza per i deboli di mente, i frenastenici, quelli scarsamente capaci di misurarsi con le difficoltà della vita, di distinguere fra cielo sereno e aria di tempesta. Essi sono diventati preda, facile preda di chi esercita la malizia, chi gode al beffeggio, chi si diletta dello zimbello. I frenastenici, gli scarsi di giudizio, sono buon pasto dei profittatori, dei prepotenti, dei tanti cattivi che respirano nel mondo”.
(Tratto dal libro “La zita dei fiori” di Mario Tobino, a proposito della Legge Basaglia, nota come legge 180)
Un po’ di storia
Parliamo di un monastero, che con Bolla Papale di Clemente XIV è stato trasformato in un ricovero per malati di mente. L’ospedale psichiatrico di Maggiano fu inaugurato ufficialmente nel 1772 e fu chiuso definitivamente il 31 maggio 1999, a seguito dell’approvazione della legge Basaglia (legge 180) che prevedeva la soppressione degli Ospedali Psichiatrici di tutto il territorio italiano.
Mario Tobino
Mario Tobino nasce a Viareggio il 16 gennaio del 1910.
La sua esperienza all’ospedale psichiatrico di Maggiano, inizia il 9 luglio 1942 e si protrarrà per più di 40 anni.
Nel 1953 pubblica il libro le “Libere donne di Magliano” , un romanzo autobiografico, in cui racconta la sua esperienza di medico psichiatra nel reparto femminile dell’ospedale psichiatrico di Maggiano.
Nel 1972 vince il Premio Campiello con il libro “Per le antiche scale”.
Alla fine degli anni ’70 , Mario Tobino si attiva nella lotta contro gli effetti negativi della legge n. 180.
Nel febbraio del 1980 si conclude l’esperienza di Mario Tobino come medico del manicomio di Maggiano.
Il 10 dicembre 1991, il giorno prima della sua morte, ritira il Premio Pirandello ad Agrigento.
Le sue spoglie riposano nel Cimitero della Misericordia di Viareggio.
Se anche voi, come me, siete desiderosi di conoscere l’eredità culturale che ci ha lasciato Mario Tobino, se avete voglia di aprire ancora una volta le porte dell’ospedale di Maggiano, recuperare una “memoria storica” e al tempo stesso riflettere sull’assistenza psichiatrica nel nostro Paese, potete prenotare la vostra visita direttamente dal sito della Fondazione, all’indirizzo www.fondazionemariotobino.it
Dalle foto si evince che si tratta di un luogo tetro. Come dici tu le loro voci si sono infilate ovunque. Ho apprezzato molto il rispetto con cui ti sei accostata al luogo e ce ne hai raccontato. Anche io sono stata in un ospedale di pazzi, anni fa e il mio ufficio di allora era stato ricavato in una parte dello stabile. Ho sentito l’energia forte ma che al tempo stesso appassita, sembrava quasi di vedere i loro fantasmi aggirarsi per le stanze.
Grazie Sara, mi fa piacere che sia emerso il rispetto che ho portato con me durante la visita di quei luoghi in parte, tetri, come dici tu. Ciao Simona
Sicuramente una visita forte e toccante. Certi luoghi di vita sono molto simili a luoghi di morte… E credo che questo sia uno di quelli.
Ciao Cristiana, si è stata una visita molto toccante ma ne è valsa la pena.
che posto particolare, dalle foto e dal tuo racconto si evince che si tratta di un luogo che merita tanto rispetto. Io non sono mai stata in un ospedale simile, non so, sono combattuta fra la curiosità e la paura di sentire quell’energia. Comunque ti faccio i miei complimenti per la semplicità e la accuratezza del tuo racconto
Grazie Anna. E’ quello che ho cercato di trasmettere con le mie parole: il rispetto per certi luoghi, la curiosità ma anche la paura di visitarli. Ciao Simona
Un luogo con tante storie e tanti pezzi di vita, anche tristi e disperati. Una testimonianza molto toccante.
Vengo sempre percorsa da un brivido quando entro in questi luoghi. Non è paura, ma tristezza. Quei luoghi spesso diventavano prigioni per chi non ne aveva per niente bisogno, solo perché nascondere alcune malattie o disagi o semplici comportamenti originali era più comodo per la società. Per fortuna ora queste strutture sono state chiuse. Ma è giusto continuare a visitarle e a sensibilizzare l’opinione pubblica sul tema del disagio psichico e della malattia mentale. Chi ne soffre va protetto e non nascosto.
Ciao Raffaella grazie per la tua preziosa riflessione. Un caro saluto, Simona
Sembra veramente un posto molto bello. I chiostri sono il mio punto debole. Spero di riuscire a visitarlo anche con la mia sedia a rotelle
Ciao Sofia, per la visita all’interno credo di si, non ricordo “ostacoli” particolari. Il dubbio è per l’ingresso dentro la struttura, ma forse hanno un’entrata dedicata. Nell’articolo trovi il link alla Fondazione, se ti va puoi contattarli direttamente per informazioni più precise.
Pensare che poteva capitare a chiunque di vivere la sua vita tra i matti mi mette un’angoscia. Deve essere stata una visita molto intensa a livello emotivo.
Ciao Claudia, ti confermo che è stata molto intensa come visita. Ho letto tanto di Mario Tobino e il desiderio di conoscere i luoghi dove ha vissuto è stato superiore alla paura e anche all’emozione. grazie per essere passata.
Una visita impegnativa in luogo che per tante persone è stato di dolore. Ne hai fatto una descrizione accurata e molto rispettosa. Complimenti
In effetti si, è stato così. Ero molto emozionata. Ho cercato di rispettare quei luoghi il più possibile soprattutto con le parole. Grazie
Articolo davvero affascinante, dove traspare l’emozione e quella leggera i nquetudine nell’attraversare quegli spazi dove stavano “i matti”.. In ogni caso credo che ogni animo umani nasconda una piccola pazzia . Il problema vero sociale nasce quando è la violenza lo sfogo …..
Complimenti ancora …
Ciao Gianluca, contenere credo sia sempre difficile. Soprattutto se si tratta di tormenti. Grazie per la visita.
Questi luoghi sono davvero emozionanti. Apprezzo molto il tuo modo delicato di raccontare questa esperienza. Le foto in fondo parlano da sole e offrono molti spunti di riflessione. Una luogo e una storia che ti toccano!
un posto che mette i brividi ma che mi affascina allo stesso tempo. grazie di aver condiviso il tuo racconto con noi! 🙂
Molto toccante il racconto della tua visita. Però vedo quel bel porticato e penso che nonostante tutta la tristezza vissuta in quel posto sarebbe bello potergli ridare nuova vita con qualche progetto che magari porti a riflettere su come venivano trattate un tempo le malattie mentali.
Ciao Monica, è stata un’esperienza che mi ha toccato molto da vicino…Bella idea la tua, parliamone! ?