Questo è il luogo in cui, dopo esserci stati, chiamerete alcune persone della vostra vita (e non saranno a caso), per dire loro “Ti devo portare in un posto”.
Qui vorrete tornare e tornare ancora perché una visita non sarà abbastanza e perché a seconda di con chi andrete, sarà sempre una nuova emozione, un nuovo sentire.
La meraviglia resterà nei vostri occhi e nei vostri cuori per lungo tempo (potrei dire per sempre) e sarà talmente grande che ci sarà sempre qualcuno con cui volerla ricondividere, qualcuno a cui servirà la magia di questo luogo, qualcuno che sapete aver bisogno di confondersi tra i colori di questo posto e che si specchierà (metaforicamente e realmente) in queste sculture potentissime.
Ecco quando mi chiedono cosa sia potente per me, penso sempre a luoghi.
L’Etna ad esempio, o il mare della Grecia, o il Giardino dei Tarocchi, a Garavicchio, Capalbio provincia di Grosseto.
Un luogo potente che ha il potere di regalarci tanto e soprattutto molto di noi (se andiamo a pori aperti).
La storia del Giardino dei Tarocchi
Cosa troverete quindi: fantastiche sculture alte fino a 15 metri che rappresentano i 22 arcani dei Tarocchi.
Acciaio, cemento, rivestite di specchi, vetri e ceramiche colorate.
Vi viene per caso in mente qualcosa di simile?
Forse, forse se siete stati a Barcellona…
Niki de Saint Phalle è l’anima di questo giardino. Durante un viaggio a Barcellona, rimase affascinata (e come non rimanerlo) dal Parc Güell, opera dell’architetto Antoni Gaudì.
Da quel momento cresce in lei la voglia di costruire il suo giardino ispirato alla simbologia delle carte dei tarocchi.
Il giardino prenderà per sé tutta l’energia di Niki, che si dedicherà completamente a questo progetto per il resto della vita, assieme ai suoi collaboratori e al marito Jean Tinguely.
Dovete sapere che in una di queste sculture Niki ci ha vissuto: l’interno è completamente rivestito di frammenti di specchi, una cucina dentro a un seno, la camera da letto dentro l’altro. Il bagno, con un drago blu e rosso al posto della vasca.
Quando mi chiedono “ma quanto ci vuole a visitare il giardino?” non so mai cosa rispondere perché dipende.
La prima volta rimasi dentro a questa scultura dove l’artista ha vissuto, per un’ora. Un’ora solo per una delle 22 sculture. La volta dopo entrai e dopo poco uscii perché cambiamo ogni volta anche noi, non siamo mai gli stessi, perchè le sculture sono sempre differenti a seconda della luce, del periodo in cui si va in visita, dei riflessi.
Vi suggerisco caldamente di non pensare al tempo e di non andarci con i minuti contati o se avete dopo altri impegni. Usciti da lì vorrete solo sentirvi liberi di fare quello che vi pare.
Molti riportano negli articoli le sculture più rappresentative. Niente di più lontano dallo spirito di questo giardino a mio parere. Non esiste una scultura più rappresentativa di un’altra. E poi, rappresentativa di cosa? Per chi?
Esisterà il vostro personale viaggio in questo giardino, all’interno di queste sculture, sopra alcune sculture, accanto, abbracciati, salendole, scendendole e specchiandovi su di esse. Ogni tassello vi racconterà qualcosa, soprattutto di voi.
Grazie Niki de Saint Phalle: una vita mica semplice la sua.
Vi invito a cercare materiale sulla sua vita, ma voglio comunque riportarvi questa sua frase “la sanità mentale mi è stata restituita dall’arte” ed è per questo motivo che è sempre stata convinta che il suo (nostro) giardino di sculture avrebbe guarito gli altri.
E sarà così. Guarirete da qualcosa, verrete riparati.
Ma questa è magia e dovete quindi fare un atto di fede nelle mie parole.