Intervista a Diego Collaveri
Oggi vi presento Diego Collaveri. Classe ’76. Livornese, chitarrista, arrangiatore e scrittore.
Nel 2019 riceve l’Oscar livornese, premio assegnato alle eccellenze che con il proprio lavoro si sono distinte in diversi settori.
1. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa fai e che posto ha la scrittura nella tua vita ?
Sono un autore livornese. Ho ventotto anni di esperienza sulle spalle tra musica, cinema ed editoria, legati assieme dal filo della scrittura che è sempre stata la costante della mia vita, nelle diverse forme in cui l’ho affrontata.
Sì, perché per me la scrittura è sempre stata una sfida, in primis con me stesso, per quanto riguarda riuscire a trovare una forma sempre originale e diversa per raccontare storie, e poi con il pubblico, per intrattenerlo, emozionarlo attraverso sensazioni, avventure e spaccati di vita.
Perché per me una storia è fatta per essere raccontata.
2. Parlaci del tuo nuovo libro. Qual è il titolo, di cosa tratta e come è nato?
Il titolo è “Il Passato ha un Prezzo” ed è la quinta avventura della mia serie ambientata a Livorno con protagonista il commissario Botteghi, edita da Fratelli Frilli Editori.
Si tratta di noir metropolitani in cui l’indagine si intreccia con la storia più nascosta della città, facendo diventare Livorno vero e proprio personaggio nella trama.
È un’operazione particolare in cui si trascina il lettore alla scoperta di fatti, luoghi e storie, riscoperte lungo un percorso di ricerca molto approfondito.
Infatti spesso mi avvalgo dell’aiuto delle Guide Labroniche come riferimento, che sono attivi da anni per la valorizzazione e la conoscenza del patrimonio storico livornese, offrendo visite guidate davvero interessanti.
In questa nuova avventura, ho deciso di portare alla luce una macchia nella storia della città, totalmente dimenticata ai giorni nostri.
La mattina del 22 febbraio del 1919 i livornesi al risveglio videro nel tratto di canale (o “fosso” come lo chiamiamo qui) tra il Mercato delle Vettovaglie e il Voltone (l’attuale piazza della Repubblica), galleggiare nell’acqua tinta di sangue, i cadaveri fatti a pezzi di soldati coloniali francesi.
Nella notte si era consumata una vera e propria caccia all’uomo, culminata con lo sterminio di quasi tutta la guarnigione di stanza in città.
L’accaduto fu minimizzato e insabbiato a livello di politica internazionale; in quel periodo si stava svolgendo a Parigi la Conferenza per la Pace a seguito della fine del primo conflitto bellico, e si temevano ripercussioni sui già stridenti rapporti tra Italia e Francia per il non rispetto di quest’ultimi degli accordi di Londra e per il possesso delle colonie.
Da questo sono partito per creare un collegamento tra quei tragici avvenimenti e l’indagine ai giorni nostri, legata all’omicidio di un geometra del comune che durante uno scavo di pristino di un sito storico cittadino aveva rinvenuto il cadavere mummificato di uno di quei soldati.
Trovo sempre affascinante riuscire a riportare alla luce fatti e avvenimenti poco conosciuti persino agli abitanti di Livorno, che sono i più appassionati tra i miei lettori.
E’ un modo diverso per far conoscere la storia della città in cui viviamo.
3. Come sei arrivato alla pubblicazione di questa serie?
Anni fa l’editore Marco Frilli, purtroppo scomparso, decise di investire in questo progetto, aiutando a mettermi sui giusti binari per creare questo mondo cittadino alternativo e il suo protagonista.
Per lui fu una scommessa, che è stata ben ripagata dato che negli anni ha visto aumentare sempre più i lettori.
Il primo libro, per esempio, “L’odore salmastro dei fossi” è alla quinta ristampa e anche il secondo, “Il segreto del Voltone” è arrivato alla sua quinta edizione.
Mi spiace molto non sia qui oggi a vedere questi risultati.
Figure simili nell’editoria sono preziosissime e sempre più rare. Editori veri, che osano e scommettono su idee nuove, ma che sanno anche aiutare gli autori a svilupparle, conoscendo i gusti del
pubblico.
4. Qual è stato il percorso personale e professionale che ti ha permesso di arrivare alla pubblicazione?
Come dicevo, per me la scrittura è sempre stata una sfida con me stesso.
Ho sempre sentito la responsabilità di pubblicare un libro, quindi prima di farlo ho testato il mio modo di scrivere confrontandomi in concorsi, premi e contest, partendo dal racconto
breve (vera palestra dello scrittore) per capire se avevo le capacità giuste.
Facevo circa un centinaio di concorsi all’anno e quando vidi che da circa l’80% avevo un riscontro positivo (vincita, segnalazione, piazzamento o critica positiva della giuria) allora mi azzardai a
scrivere un testo più lungo e a proporlo.
Scopri Livorno e i suoi affascinanti canali!
5. Hai qualche suggerimento da dare a chi vuole pubblicare il suo primo libro?
Sicuramente il consiglio più importante è non cedere mai al narcisismo e all’auto-compiacimento.
Purtroppo chi scrive non ha l’oggettività di poter valutare il proprio lavoro. Per questo servono figure professionali (e lo sottolineo perché ci sono troppi
improvvisati nel settore) che sappiano dare un giudizio, anche spietato, che va ingoiato ma che sia utile a migliorarci.
Nei vari corsi di scrittura e sceneggiatura che tengo, la prima cosa che dico è che la scrittura è un percorso infinito di maturazione, in primis personale.
E’ al 30% talento, 30% lettura, 30% studio e 10% fortuna, e quest’ultimo (purtroppo) è un fattore importante, assolutamente da non escludere.
Se manca uno di questi elementi, non si potrà mai ambire a fare questo mestiere.
Non ci si improvvisa autori, si seguono percorsi che spesso ci mettono di fronte alle nostre incapacità e dobbiamo avere l’umiltà di accettarle se vogliamo provare a superarle.
Le vie traverse (editoria a pagamento, auto-pubblicazione, etc) sono solo gratificazioni dell’ego, che per carità ci stanno: basta dare loro il peso che hanno, senza puntare il dito contro il mercato, forti del giudizio di mamma, babbo o nonna, che non è certo editorialmente qualificabile.
Bisogna sempre tenere a mente che un editore è un imprenditore, un professionista che investe sul tuo lavoro; conosce il gusto del pubblico e in base a quello ti critica, ti plasma, ti aiuta.
Questo è bene sempre dirlo, perché troppo spesso di fronte a rifiuti unanimi da parte della case editrici si preferisce definirsi incompresi piuttosto che effettuare un’analisi oggettiva sulla qualità del proprio lavoro ed eventualmente intraprendere un percorso per ricostruirsi da capo.
Un giorno a Livorno: cosa fare e cosa vedere!
I social sono oggi forse il mezzo più importante e più facilmente raggiungibile in termini di promozione, quindi sì, li utilizzo molto.
Piattaforme come Facebook, Instagram, Tweeter, sono sicuramente il modo migliore per restare in contatto con i propri lettori e tenerli aggiornati sulle novità oppure sugli incontri.
È un tipo di rapporto col pubblico davvero importante, perché serve a creare un vero e proprio legame tra autore e lettori: si crea una specie di vera e propria comunità coi followers.
La promozione è un tassello essenziale legato alla pubblicazione e l’autore ne deve essere il vero e proprio deus ex machina, anche magari con l’aiuto di agenzie promozionali e uffici stampa.
Credo che la promozione sia la parte più stancante legata a un libro. Davvero non si ha idea di quanto lavoro organizzativo ci sia dietro.
7. Cosa è cambiato nella tua vita dal tuo primo libro a questo?
Il calore dei lettori e la loro stima, il loro affetto sempre crescente, sono stati i doni più preziosi di questo lungo percorso e mi hanno cambiato molto: mi hanno fatto sentire in dovere di migliorarmi per regalargli sempre storie all’altezza delle loro aspettative.
Pensa, ci sono persone che vengono alle presentazioni per raccontarmi aneddoti o storie famigliari legate a periodi o avvenimenti particolari, come spunti da usare per delle nuove trame.
Inoltre la partecipazione attiva del pubblico agli eventi è diventata qualcosa di imprescindibile per me, è un modo per coinvolgerli in prima persona.
Una volta ad esempio feci una presentazione a bordo di un battello lungo i canali medicei, alternando il racconto della trama del libro che si svolgeva nei punti dove passavamo, alle nozioni
storiche della guida turistica che ci accompagnava.
A livello personale, ammetto che la soddisfazione più grande è stata quando nel 2019 ho ricevuto un premio assegnato ogni anno a quei cittadini che con il proprio operato danno un valore aggiunto alla città.
8. Il tuo libro/autore preferito ?
Raymond Chandler con “Il Grande Sonno”, manifesto della letteratura hard boiled, merita senza dubbio quel titolo.
Il personaggio di Marlowe è sempre stato per me un’icona da cui trarre ispirazione, sia in letteratura che in cinematografia con la magistrale interpretazione di Humprey Bogart nell’omonimo film.
L’imprinting che ho avuto viene proprio da tutta la cinematografia e la letteratura noir, un genere che comunque è nato e si è sviluppato parallelamente e contemporaneamente attraverso questi due binari.
Amo molto anche Faulkner, per questo ritengo un vero e proprio capolavoro la sceneggiatura stessa del film “Il Grande Sonno” del 1946 diretto da Howard Hawks che prima citavo, tratto appunto dal libro di Chandler e firmata dal grande premio Nobel: è letteratura allo stato puro, davvero difficile per una forma sintetica come appunto la sceneggiatura di un film.
Ne consiglio la lettura a tutti gli appassionati del genere.
Per mettersi in contatto con l’Autore Diego Collaveri potete visitare il sito www.diegocollaveri.it