Intervista a Elisa Mariotti
1. Spiegaci in poche parole chi sei, cosa fai e che posto ha la scrittura nella tua vita?
Sono nata a Siena, dove vivo tuttora, nel 1979.
Da più di quindici anni sono impiegata nel settore assicurativo, lavoro che mi occupa praticamente tutta la giornata.
Sono una mamma, sono una moglie, e un’impiegata come vi ho già detto, ma soprattutto sono anche Elisa e, il modo per sentirmi me stessa è sicuramente quello di dedicare spazio alla lettura e alla scrittura.
Entrambe queste due cose sono cresciute con me: attraverso la lettura ho imparato a conoscere il mondo, quel mondo che durante l’adolescenza non si capisce, si teme, si sfida, mentre attraverso la scrittura ho imparato a conoscere me stessa, le mie paure, le mie debolezze e ad esorcizzare i miei difetti.
Attraverso la scrittura ho scoperto e ri-scoperto i miei sogni, le mie aspettative, i miei desideri.
E, da quel momento – da quando ho iniziato a scrivere i miei pensieri – non sono più tornata indietro.
La scrittura è rimasta la mia valvola di sfogo. Anche se con il tempo il modo di scrivere è cambiato, si è evoluto e da qualcosa di strettamente personale è diventato qualcosa di fruibile anche agli altri.

Elisa Mariotti
2. Parlaci del tuo libro (anzi, dei tuoi libri). Di cosa trattano e come sono nati?
Il mio primo libro “ Occhi negli occhi”, edito nel 2016 da Europa edizioni, è un libro che definisco ibrido: si tratta di un breve romanzo, non autobiografico, scritto però utilizzando la forma epistolare, intercalata da qualche pagina di diario, un genere e un registro da me conosciuto, appunto.
Diciamo che è stato il passaggio necessario per trovare la giusta consapevolezza e il coraggio di propormi al pubblico in altro modo e approdare quindi ad altri generi letterari, altre forme di scrittura, altri registri da utilizzare.
Da quel momento infatti ho pubblicato, all’interno di varie antologie, sia poesie, che racconti, che storie per bambini.
Fino ad arrivare all’ultimo libro.
“La verità nello specchio e altri racconti” è una raccolta di dodici racconti, edita da Primamedia editore, a fine 2019.
Sono dodici storie, diverse una dall’altra, che affrontano temi molto attuali come la perdita del lavoro, la maternità – talvolta difficile e mancata – la violenza, sia individuale che di gruppo, i disordini alimentari, il bullismo.
Sono dodici storie istantanee che restituiscono la fotografia della nostra società, in modo piuttosto diretto, ma delicato.
Unico filo rosso che unisce tutte e dodici le storie è la presa di coscienza del personaggio di ogni singolo racconto: ho cercato infatti di rendere al meglio lo stato d’animo del protagonista, attraverso la descrizione degli ambienti, degli oggetti, talvolta di semplici dettagli, nel momento esatto in cui questi si rende conto di quello che esattamente è stato il suo passato, di quello che è il suo presente, e di quello che vorrebbe fosse il suo futuro.
Può essere il riflettersi in uno specchio, come nel caso di Cloé, la protagonista de “La verità nello specchio” che dà il titolo alla raccolta, oppure l’osservare un capello che galleggia in una piccola pozza d’acqua, come invece è per Giorgio, cinquantacinquenne che perde il lavoro e che risulta essere troppo vecchio per essere appetibile per un’altra azienda e al tempo stesso, troppo giovane per andare in pensione.
Insomma, ho affrontato tematiche che fanno parte del nostro quotidiano, della società in cui viviamo, cercando però di vedere il buono della cosa, che sta nel coraggio di riprendere in mano le redini della propria vita e imboccare così la giusta direzione.
Ogni racconto infatti chiude con una speranza, dettata proprio dalla raggiunta consapevolezza di sé che avviene, a mio avviso, come prima cosa dentro noi stessi.
3. Come hai conosciuto la casa editrice che ti ha pubblicato?
Ho contattato Toscanalibri – Il portale della cultura toscana – circa un anno e mezzo fa, per sentire se era possibile inserire il mio primo libro sul loro shop online.
In quel periodo avevo già cominciato a dare forma a quella che sarebbe diventata la raccolta e, sapendo che la realtà parallela di questo portale è rappresentato da Primamedia editore, al momento in cui il mio lavoro di scrittura è stato pronto, mi sono rivolta a loro per una possibile pubblicazione.
Avendo una collana dedicata ai racconti, si sono detti interessati e io, da parte mia, sono stata molto contenta di aver trovato una casa editrice forse piccola, ma che dimostra una particolare cura dei libri che decide di pubblicare, seguendoli dall’inizio alla fine del percorso.
L’esperienza precedente, con il mio primo lavoro, è stata del tutto diversa e non la volevo ripetere: Primamedia, fatta innanzitutto di persone e di condivisione, era esattamente quello che cercavo.
In particolare Simona Trevisi, che ringrazio, mi segue scrupolosamente sin dal momento dell’editing, così come Michele Taddei, la prima persona che ho contattato a suo tempo, lo fa da lontano.
4. Qual è stato il percorso che ti ha permesso di pubblicare il tuo libro?
Il percorso è stato relativamente lungo: ho scritto il primo racconto “Niente succede per caso”, che in realtà si trova al centro del libro (nel suo cuore) – una sera al tramonto – in riva al mare, durante le mie agognate ferie del 2017.
Sentivo il bisogno di scrivere, quell’urgenza che solo chi scrive può riuscire a capire fino in fondo.
Quando la senti, non puoi e non devi far finta di non avvertirla.
Così mi sono seduta, ho inspirato a pieni polmoni quell’aria salmastra e ho cominciato a scrivere, senza avere la minima idea che quello sarebbe stato l’inizio di una nuova avventura editoriale.
Solo pochi mesi dopo, per caso (ma esiste il caso?), ho frequentato un work-shop di scrittura creativa della Scuola Carver di Livorno, organizzato in collaborazione con la Libreria Mondadori di Siena e l’associazione “Gli Scrittori Senesi” – di cui faccio parte – incentrato proprio sul Racconto.
Mi sono avvicinata così a questo genere letterario che in Italia, purtroppo, non è molto considerato.
O meglio, è ritenuto da molti una scrittura di serie B rispetto al romanzo. Niente di più falso, a mio parere.
Il racconto prevede una scrittura certamente diversa, con una struttura completamente differente dal romanzo, sicuramente più immediata: di fatto, nel racconto, la storia nasce per finire.
C’è una tensione, sin dall’inizio, che spinge verso la fine. Ma, come vale per tutte le cose, questo genere letterario “diverso” non vuol dire “peggiore”.
E il fatto che, a differenza del romanzo, il racconto sia nato in Italia e che tanti grandi scrittori della levatura di Moravia, Pavese, Saba e ancora della Morante, Deledda, Romano si siano cimentati in questo genere, mi ha incuriosito molto.
Ho letto tanto, sia sulla storia del racconto che racconti veri e propri, e alla fine ho deciso di provare a creare una raccolta mia.
In Primamedia editore ho semplicemente trovato chi ha creduto in me, nelle mie storie e nella mia scrittura.
Sì, certo, ormai oggi questi mezzi sono necessari per far girare le notizie.
Ho un profilo personale su Facebook e una pagina che tratta solo di scrittura, della mia nello specifico, sia su Facebook che su Instagram.
Si chiama Le pagine di Elisa, dove pubblico notizie relative al libro, presentazioni, eventi che mi hanno vista coinvolta come scrittrice, o addirittura direttamente estratti di racconti e poesie.
6. Questo libro è una parentesi della tua vita oppure stai già pensando di scrivere altri libri?
Ho già in cantiere un altro progetto, due a dire il vero, estremamente diversi tra loro.
Uno relativo al mondo dei bambini, quindi si parla di favole e fiabe; l’altro invece rappresenta una vera e propria sfida per me, poiché non ho mai scritto nulla di questo tipo, preferisco non entrare in particolari, ma pare che la mia scrittura si possa adattare molto bene a questo genere, per cui… vediamo! Intanto sto elaborando….
7. Quali sono le difficoltà più grandi che hai incontrato (e che stai incontrando) nella promozione del tuo libro?
Questa primavera in realtà doveva essere piena di presentazioni, a Siena ma anche fuori.
Alcune possibilità mi sono state proposte direttamente dalla mia casa editrice, mentre altre ho cercato di crearle da sola.
Purtroppo la pandemia del Covid -19, con il conseguente lock-down, ha sconvolto tutto.
Alcuni eventi sono stati cancellati, altri rinviati a data da destinarsi.
A me piace pensare che comunque, quando sarà possibile e nel modo in cui sarà possibile, ripartiremo più grintosi di prima, con presentazioni in librerie, presenze nei vari saloni del libro, chiacchierate all’interno di eventi che si tengono di norma durante l’anno non solo nella mia città, ma anche nel resto del Paese.
8. Che suggerimenti daresti a chi vuole pubblicare il suo primo libro?
L’unico suggerimento che mi sento di dare è di guardarsi bene intorno prima di scegliere a chi affidare la pubblicazione del proprio lavoro, che non deve essere una semplice stampa.
Per questo possono andar bene i vari siti di self-publishing.
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Il mondo dell’editoria è molto complesso, un mare pieno di pesci di tutte le specie (buoni e cattivi). A volte si è fortunati, a volte meno.
La differenza tra una casa editrice e l’altra, a mio parere, non è data dalla tiratura di copie “contrattualizzata” o dal numero di apparizioni su canali radio o Tv,
ma dalle persone e dal loro modo di operare.
Serve collaborazione: l’autore non può gestire da solo tutto ciò che è legato alla commercializzazione del proprio libro, ma non può nemmeno pretendere che sia il solo Editore a farlo.
Sinergia è la parola chiave per far funzionare tutto. Non sempre si trova. A questo giro sono rientrata tra i fortunati.
9. Il tuo libro/autore preferito?
Difficile rispondere a questa domanda. In realtà forse non ho né un autore, né un libro preferito. Ho sempre letto di tutto.
Negli ultimi anni però mi sono riavvicinata ai classici della letteratura che invece avevo quasi del tutto abbandonato da ragazza.
Ogni libro probabilmente ha la sua stagione…Comunque, ogni storia che ho letto, dentro la quale sono entrata e mi sono calata, mi ha insegnato qualcosa, sempre.
Per cui, se proprio devo scegliere, lo faccio in questo senso: per la sua difficile e strana vita, per le sue lotte, esterne e interiori,
per la sua meravigliosa e rivoluzionaria scrittura, capace di lasciare un’impronta, chiudo gli occhi e vedo lei: Virginia Woolf e la sua Signora Dalloway.