La felicità di essere un contadino (digitale) e vivere in Toscana. Vi racconto la storia di Paolo Nenci
Ho conosciuto Paolo Nenci – il contadino digitale – su Instagram. Se conoscete Instagram, sapete che è un social che permette di scattare foto e condividerle on-line con altri utenti.
Così, tra una foto della Toscana e un’altra, Paolo ed io ci siamo trovati a commentare la stessa fotografia e a parlare di vini toscani. Lui da esperto, io da profana.
E’ stato allora che la sua storia si è infilata nella nostra conversazione. Perché le storie belle meritano sempre di essere ascoltate e raccontate.
C’è una frase dello scrittore Alessandro Baricco, riportata nel suo libro “Novecento” che io amo particolarmente. Recita più o meno così: “non sei fregato veramente finché hai da parte una buona storia e qualcuno a cui raccontarla”. E quella di Paolo mi è sembrata propria una buona storia da raccontare.

Paolo Nenci
Intervista al primo contadino digitale in Toscana e in Italia
1. Raccontaci la tua storia e come nasce il tuo lavoro di contadino digitale
Cercherò di essere più breve possibile nel raccontarvi questa storia. Tutto nasce in terza media all’incirca quando decido che nella vita avrei voluto fare ciò che faceva mio nonno, cioè il contadino. Continuo gli studi superiori presso l’Istituto tecnico agrario Angelo Vegni Capezzine, dove imparo proprio ciò che avrei voluto sempre conoscere: l’agricoltura.
Terminati gli studi inizio ad aiutare mio nonno all’interno della sua azienda agricola a Chiusi, in provincia di Siena dove tuttavia mi scontro fin da subito, con il suo modo anticato di condurre l’attività e soprattutto l’agricoltura. Ad un anno dalla fine degli studi decido che l’azienda di mio nonno era troppo stretta per me soprattutto per le condizioni da lui dettate, quindi decido di accettare una nuova sfida – che poi mi accompagnerà per 6 lunghi anni – all’interno di alcune prestigiose aziende vinicole di Montepulciano. A gennaio 2017 decido di licenziarmi e tornare sui miei passi.
Ritorno così da mio nonno – il quale nel frattempo – ha deciso di lasciarmi le redini. Inizia così la mia avventura da contadino digitale. Avevo una bellissima azienda tra le mani che produceva prodotti legati al territorio ma non avevo clienti. Per cui, la prima cosa che mi sono chiesto, è stata: “A chi avrei venduto la mia produzione?”
L’unica idea che mi venne in mente fu quella quindi di creare un personaggio sui social che non esisteva: cioè il contadino digitale.
2. Pensi di essere riuscito a trovare un punto di contatto tra ciò che possiamo definire “analogico” e ciò che invece è “digitale” ? Se si, quale ?
Sì, io credo proprio di aver trovato un compromesso tra l’analogico e digitale, in quanto sono riuscito a digitalizzare la comunicazione e la gestione della mia attività agricola. La produzione invece e alcuni metodi di lavoro, sono rimasti assolutamente identici e correlati a quella che era la tradizione di mio nonno. Una tradizione toscana, legata al territorio. Come dico sempre io e come sostengo con tutto me stesso: “la digitalizzazione deve venire in aiuto all’analogico e non lo deve sostituire del tutto”.
3. Quali sono i limiti e le risorse del mondo analogico e del mondo digitale ?
I limiti del mondo analogico sono: la scarsa scalabilità, la difficoltà nel delegare. Questi due fattori a mio avviso, rappresentano i problemi più gravi da affrontare, mentre per quanto riguarda le risorse, il mondo analogico ne è pieno! Prima di tutto, avere la possibilità di poter proseguire le tradizioni, di tramandare qualcosa di tuo negli anni, rappresenta oggi un valore aggiunto insostituibile. Per quanto riguarda invece i limiti del mondo digitale, credo che siano rappresentati dalla scarsa conoscenza di esso e dalla paura che un domani – un’intelligenza artificiale possa completamente sostituire le competenze umane.
4. Parlaci dei tuoi vini. Sono tutti ad “Indicazione Geografica Tipica”. Perché questa scelta ?
La scelta di produrre vini ad indicazione geografica tipica è dovuta prima di tutto dal fatto che la maggior parte dei vigneti che ho sono ad indicazione geografica tipica. Poi, grazie agli studi effettuati in tema di marketing, posso dire che trovo molto più forte creare un personal brand piuttosto che unirsi alla massa, con un vino Chianti colli senesi.
5. La tua azienda propone una “Wine Experience”. Puoi dirci di più ?
Ho creato la Wine Experience nel 2017 quando all’epoca, solamente Booking offriva oltre che una camera da letto, un’esperienza vinicola a 360°. Studiando dai migliori si arriva sempre a capire dove ci porterà il futuro, e devo dire la verità che in questi tre anni la “Wine Experience” mi ha permesso davvero di creare contatti, regalare emozioni ed esperienze a moltissime persone.
In cosa consiste? L’attivazione di tutti e cinque i sensi grazie a un viaggio stupendo, alla scoperta della nostra azienda agricola a Chiusi, in provincia di Siena.