Un sabato di fine inverno, grazie a un bel sole e alle temperature più alte della media stagionale, abbiamo partecipato a un trekking con Azimut Treks al Lago della Gherardesca e all’Oasi WWF del Bottaccio, trascorrendo una splendida giornata in mezzo alla natura di un luogo tanto meraviglioso e affascinante, quanto forse poco conosciuto, che cercheremo di raccontarvi in questo articolo.
Dove si trova il lago della Gherardesca
Ai piedi del versante lucchese del Monte Pisano, nei pressi del paese di Castelvecchio di Compito, nella parte occidentale del cosiddetto “padule”, si trova il Lago della Gherardesca, un piccolo e affascinante specchio d’acqua, luogo ideale per trascorrere una giornata di pace, calma e relax in mezzo a una natura incontaminata e inconsueta.
Ci troviamo sul territorio del Comune di Capannori, in Provincia di Lucca, quasi al confine con la Provincia di Pisa e il territorio di Bientina.
Come arrivare al lago della Gherardesca
Per chi proviene da Lucca il Lago della Gherardesca è facilmente raggiungibile percorrendo la SR 439, nota come Via Sarzanese-Valdera, in direzione Pontedera. Arrivati all’altezza di Colle di Compito, sulla vostra sinistra, si aprono diverse stradine, tra cui via del Porto e via di Badia, che “scendono” nei pressi del Lago.
Se si viene da fuori Lucca, si percorre l’autostrada Firenze-Mare, provenendo da Firenze si può uscire al casello autostradale di Capannori, mentre provenendo dalla costa è consigliato uscire al casello Lucca Est. Dopodiché seguire le indicazioni stradali per SR 439 verso Pontedera.
Chi proviene da Pisa, invece, può percorrere la SR 439 in direzione Lucca; dopo aver superato i paesi di Bientina e Cascine di Buti e il primo paese del Compitese – Castelvecchio di Compito – troverà le “discese” al lago sulla propria destra.
Tuttavia, secondo noi, il modo migliore per raggiungere il lago dalle zone limitrofe è a piedi o in mountain bike, ma di questo ne riparliamo fra poco. Ci teniamo ad informarvi che il Lago della Gherardesca è una proprietà privata e si può accedere solo tramite escursioni organizzate come quella a cui abbiamo partecipato.

Vista del Monte Pisano dal padule di Bientina. Foto di Azimut treks
Quel che resta del Lago di Bientina: la storia
Il piccolo specchio d’acqua che oggi costituisce il Lago della Gherardesca è quel che resta di quello che un tempo fu un lago molto più grande ed esteso: il Lago di Bientina, come lo chiamavano i pisani e i fiorentini, o Lago di Sesto, come, invece, lo chiamavano i lucchesi, i quali ne rivendicavano l’appartenenza alla Badia di San Salvatore di Sesto.
Il Lago di Bientina è stata una delle zone umide interne più estese della Toscana: esteso per quasi 40 kmq, ovvero cinque volte il Lago di Massaciuccoli, segnava il confine del Granducato di Toscana con il Ducato di Lucca. La linea di confine attraversava diagonalmente il lago e congiungeva in modo immaginario, il porto di Altopascio a est e la dogana del Tiglio a ovest.
La superficie del lago di Bientina era per metà sempre coperta da acque profonde e navigabili – il cosiddetto “chiaro” – e per l’altra metà – quella più meridionale, che si prosciugava nei periodi di siccità – costituita da vaste aree palustri (padule).
L’area umida era delimitata ad est dalle colline di Montecarlo e delle Cerbaie, a sud ovest dal monte Pisano, a nord dalle Pizzorne e a sud dal corso dell’Arno, che, fino al basso Medioevo raggiungeva il castello di Bientina, fino alle mura di Vicopisano.
Il lago raccoglieva le acque provenienti dal Monte Pisano e dalle Pizzorne e anche le acque provenienti dalla piana di Lucca che confluivano nel lago attraverso un complesso sistema di rii e canali.
Il lago fu teatro di numerose contese tra le popolazioni che si affacciavano sulle sue rive, in particolare per i diritti di caccia e pesca.
Inoltre, esso ha rappresentato, fino alla sua bonifica, un’importante via commerciale attraverso la quale era possibile immettersi nell’Arno per poi raggiungere il mare.
La bonifica del lago di Bientina
Nel tempo molti sono stati gli interventi di regimazione idraulica per limitare le esondazioni del lago e far fluire le sue acque nel fiume Arno, fino ad arrivare poi nell’Ottocento alla sua bonifica. In particolare si ricordano:
- la costruzione del Serezza Nova, voluta da Cosimo I Duca di Toscana nel 1560, che andò a sostituire il naturale, ma oramai poco efficiente, emissario del lago – la Serezza – che, tuttavia, circa 100 anni dopo, fu ripristinato e approfondito, mentre il canale artificiale cinquecentesco fu chiuso.
- Il Canale Imperiale, un nuovo corso d’acqua aperto nel 1757, detto “Imperiale” in onore di Francesco Stefano di Lorena, Granduca di Toscana ed Imperatore del Sacro Romano Impero, che intervenì per la costruzione.
- Infine la bonifica, avvenuta tra il 1853 e il 1859 per opera del Granduca Leopoldo II di Lorena, su progetto di Alessandro Manetti, effettuata per prosciugare l’area e recuperare terreni da dedicare all’agricoltura.
La bonifica è stata ottenuta attraverso la costruzione di un’imponente opera di ingegneria idraulica: “La Botte”, ossia un canale sotterraneo di circa 250 metri che servì per deviare il percorso del Canale Imperiale sotto l’alveo dell’Arno e che, tuttora, sottopassa il fiume Arno e sfocia in mare tra Livorno e Calambrone.

Vista delle Alpi Apuane dal padule di Bientina. Foto di Cristiana Cattani
La leggenda di Sextum
Esiste un’affascinante leggenda sul lago di Sesto o di Bientina.
Si racconta che nelle giornate in cui l’acqua era più limpida, i pescatori vedessero, appena sotto il pelo d’acqua, affiorare ruderi di strade e palazzi, tanto numerosi da far nascere la leggenda della presenza di una antichissima città di nome Sextum, che, in tempi remoti, sarebbe stata inabissata per punire tutti i suoi abitanti. Tutti tranne due pacifici vecchietti che sarebbero stati risparmiati da questo dramma.
Quando il lago fu bonificato, effettivamente furono trovati dei resti di decine di insediamenti presumibilmente datati dall’età del Bronzo fino all’epoca romana.
Escursioni e passeggiate al Lago della Gherardesca
Il lago della Gherardesca e i suoi dintorni sono luoghi “magici”, ideali per fare una passeggiata in mezzo a una natura inconsueta o anche per sdraiarsi al sole, qualche decina di minuti, sul grande prato che lambisce una riva del lago.
Per i più sportivi è un luogo ideale per fare footing o un giro in mountain bike e per gli appassionati di bird watching è una postazione perfetta per l’osservazione di particolari specie di uccelli.
Il lago è facilmente raggiungibile a piedi partendo dai paesi limitrofi di San Ginese di Compito, Pieve di Compito, Colle di Compito e Castelvecchio di Compito, proseguendo su lunghe e dritte carrarecce che si intersecano fra immensi campi coltivati e canali, tra cui il canale Rogio, uno dei principali scoli della piana di Lucca, emissario del Serchio, che va a confluire nel canale Imperiale.
Non occorre essere dei camminatori allenati per fare un trekking al lago della Gherardesca e dintorni, in quanto la zona è totalmente pianeggiante e c’è l’imbarazzo della scelta: è possibile fare “solo” un giro attorno al lago oppure un trekking o un tour in mountain bike di una giornata intera, percorrendo le varie carrarecce e sentieri fino a risalire il bellissimo torrente Visona, che scende dal Monte Pisano, raccogliendo tutte le acque delle sue colline.
Quindi, che siate amanti del trekking, della mountain bike o abbiate voglia di fare solo una passeggiata rilassante, immersi nel silenzio, non dovete fare altro che munirvi di scarpe comode, pranzo al sacco e acqua e il lago della Gherardesca, con i suoi scorci, saprà offrirvi una giornata indimenticabile!
Ricordate però sempre di rispettare questa natura incontaminata e di fare silenzio per non disturbare le numerose specie di volatili che qui nidificano e sostano durante le migrazioni.

Lago della Gherardesca. Foto di Cristiana Cattani
L’avifauna del lago
L’area del padule di Bientina rappresenta tutt’oggi una delle principali aree toscane per lo svernamento degli uccelli nelle aree umide, in particolare per:
- alzavola
- pavoncelle
- germani
- mestoloni
- folaghe
- beccaccini
- aironi
- rallidi
Durante le passeggiate al lago e nelle zone circostanti non è affatto raro vedere questi uccelli alzarsi improvvisamente in volo dai campi e stagliarsi sul cielo azzurro, insieme anche a anatre e cormorani. Se siete appassionati di bird watching portatevi dietro un binocolo, ne vale la pena…
Il campo di concentramento al Lago della Gherardesca
Forse non tutti sanno e di certo pochi riescono a immaginare che nell’immensa bellezza naturalistica che circonda il Lago della Gherardesca, durante la Seconda Guerra Mondiale, nel 1941, fu costruito un campo di concentramento per più di 3000 prigionieri inglesi, civili, politici, ebrei: il P.G n° 60, in una località detta “Il Pollino”.
Nel Settembre del 1943 nel campo di concentramento arrivarono i tedeschi che chiesero di avere i prigionieri: gli italiani si rifiutarono e alcuni militari furono trucidati. Molti prigionieri riuscirono a scappare aiutati dagli abitanti del Compitese.
Oggi del campo di concentramento non esiste più nulla, tuttavia, nei pressi del lago, a imperitura memoria, è stata posta una lapide in pietra.

piccolo pontile sul lago della Gherardesca.
Foto di Cristiana Cattani
La ferrovia tra Lucca e Pontedera
Durante la vostra escursione al lago della Gherardesca non mancheranno i colpi di scena! Lo sapevate, per esempio, che prima della Seconda Guerra Mondiale, Lucca e Pontedera erano collegate da una ferrovia che passava da queste parti, per l’esattezza sul confine occidentale dell’antico lago di Bientina?
Se ci pensate bene non meraviglia affatto che si sia deciso, nei primi anni del Novecento, di costruire questa ferrovia.
Lucca e il Valdarno pisano avevano intrattenuto per lungo tempo traffici commerciali sfruttando il Lago di Bientina. A seguito della bonifica del lago gli scambi subirono un arresto e da subito si cominciò a pensare a come poter ricongiungere le due zone: la costruzione di una ferrovia sembrò l’ipotesi migliore.
Il progetto della ferrovia fu approvato nel 1903 ma la scelta dell’impresa appaltatrice durò molti anni ancora, fino al 1914, quando, però, lo scoppio della Grande Guerra sospese la costruzione di tutte le opere pubbliche.
L’opera fu poi finalmente avviata nel 1922, terminata nel 1926 e inaugurata nel 1928: si trattava di una tratta ferroviaria lunga 25,3 km, non elettrificata.
Durante la Seconda Guerra Mondiale, la ferrovia rappresentò un elemento logistico di fondamentale importanza per i tedeschi e per questo motivo fu bombardata dagli Alleati nel 1944. Alla fine della guerra la ferrovia era stata rasa al suolo e le Istituzioni non ebbero più interesse a investire per la sua ricostruzione.
Passeggiando nei dintorni del Lago della Gherardesca potrete, tuttavia, ripercorrere a piedi una parte del tratto su cui si trovava il binario, che oggi altro non è che un sentiero sterrato, dritto, in mezzo a una fresca vegetazione, denominato appunto “via della ferrovia”. Durante il percorso è possibile vedere anche i resti di ponti e diversi tratti di massicciata.
L’Oasi WWF del Bottaccio
Nei pressi del Lago della Gherardesca sorge l’Oasi WWF del Bottaccio, un’area naturale protetta di grandissima importanza e interesse perché rappresenta una testimonianza di quello che, un tempo, era il paesaggio delle pianure interne della Toscana, con il bosco planiziale e la zona umida.
Il paesaggio molto variegato si suddivide in diverse zone: boscate, prati umidi, canneti e chiari.
All’inizio del percorso dentro l’Oasi è possibile osservare un’antichissima farnieta, si prosegue poi – attraverso una passerella sull’acqua – verso alcuni capanni di osservazione al limite dei chiari, dai quali, se si è fortunati, è possibile avvistare numerose specie di volatili tra cui: cicogne bianche, aironi cinerini e aironi rossi, folaghe e non solo…

l’antichissima farnieta all’interno dell’Oasi del Bottaccio Foto di Azimut Treks
Gli “abitanti” dell’Oasi non sono solo uccelli ma anche anfibi; sono presenti, infatti, nelle acque, rane, raganelle e tritoni. Non di rado è possibile osservare le orme di qualche cinghiale di passaggio tra la vegetazione.
L’Oasi raccoglie, inoltre, le acque del rio Visona che qui finisce il suo corso dopo aver raccolto le acque del Monte Pisano.
L’Oasi del Bottaccio è aperta al pubblico dalla prima domenica di Febbraio alla seconda domenica di Maggio, la prenotazione è obbligatoria ed è previsto un contributo di 3 euro.
Nelle vicinanze dell’Oasi del Bottaccio si trova un’altra riserva naturale di grandissimo interesse: il Bosco di Tanali, sul territorio di Bientina, in provincia di Pisa.
Breaking News!
Per gli appassionati di trekking, recentemente è stato aperto un nuovo sentiero che collega la rete sentieristica del Monte Pisano con la Riserva Naturale Bosco di Tanali e l’Oasi del Bottaccio. Speriamo di parlarvene presto su questo blog, non appena lo proveremo! 🙂
Cosa visitare nei dintorni del Lago della Gherardesca
Dopo aver visitato il lago della Gherardesca, se avrete ancora tempo e voglia, (altrimenti ricordatevelo per una visita in un secondo momento…) ci sono ancora delle perle, nei dintorni, che vi consigliamo di scoprire, ve ne citiamo due:
Mostra delle antiche camelie della lucchesia
Nel mese di Marzo, nei paesi di Sant’Andrea di Compito e di Pieve di Compito – più noti, ormai, come il Borgo delle camelie – si tiene una famosa mostra dedicata a questi fiori antichissimi di rara bellezza, proprio durante il periodo della loro fioritura.
Per l’occasione è possibile visitare i giardini di antiche ville che ospitano esemplari di queste splendide piante, provenienti da tutti i continenti e anche il Camellietum, che si trova sulla strada per salire sul Monte Serra. Esso ospita e preserva mille esemplari di camelie.
Un’altra rarità che è possibile osservare soltanto in occasione della mostra è la cerimonia del tè. Forse non tutti sanno, infatti, che all’interno della Chiusa Borrini, a Sant’Andrea di Compito, esiste l’unica coltivazione in Toscana e una delle pochissime in Italia di Camellia Sinensis, ovvero la pianta del tè.
Ruota e Don Aldo Mei
Ruota è la frazione più a sud del Comune di Capannori; ubicata alle pendici del Monte Serra, circondata da boschi di castagni e uliveti. Si tratta di un piccolo paese noto, in particolare, per ospitare la casa natale di Don Aldo Mei, parroco lucchese che durante il periodo della Resistenza, offrì rifugio a ebrei e disertori del regime fascista. Per questo motivo, durante un rastrellamento tedesco fu arrestato e fucilato sotto gli spalti delle Mura di Lucca, nei pressi di Porta Elisa, il 4 Agosto 1944.